OMAGGIO AI CADUTI NELLA DELLA BATTAGLIA DI MARENGO.

Alessandro Guadagni

CdA del Souvenir Napoléonien.

Coordinatore per l’Italia.

Durante il fine settimana del 12-13 Giugno 2021, in qualità di membro del CdA del Souvenir napoléonien, incaricato di coordinare le attività dell’Associazione in Italia, ho inteso rendere omaggio, a nome di tutti noi, ai Caduti della battaglia di Marengo, nel 221esimo anniversario dell’evento (14.6.1800).

Per l’occasione, sono stato cortesemente accompagnato dal nostro Corrispondente per il Piemonte e VDA, il Dr. Mario Dagasso e Signora.

La direzione del Marengo Muséum, presente la Dr.ssa Cristina Antoni, presidente dell’ASM “Costruire Insieme” che gestisce le attività storico culturali di Alessandria, ci accolto calorosamente accompagnandoci in una interessantissima visita guidata di quel bel museo, completamente ristrutturato.

Alla Dr. Antoni vanno i nostri più sentiti ringraziamenti.

Alessandro Guadagni

HOMMAGE AUX MORTS DE LA BATAILLE DE MARENGO.

Alessandro Guadagni

Conseil d’Administration du Souvenir Napoléonien.

Coordinateur pour l’Italie

Pendant le week-end du 12-13 juin 2021, dans ma qualité de membre du CA du Souvenir Napoléonien chargé de coordonner les activités de l’Association en Italie, j’ai rendu hommage, au nom de nous tous, aux Morts de la bataille de Marengo, dans le 221ème de l’événement (14.6.1800).

Pour l’occasion, j’étais aimablement accompagné par notre correspondant pour le Piémont et la Vd’A, M. Mario Dagasso et Madame.

La direction du «Marengo Muséum», présente M.meCristina Antoni, présidente de l’ASM “Construire Ensemble” qui gère les activités historiques et culturelles d’Alexandrie, nous a chaleureusement accueillis en nous accompagnant dans une très intéressante visite guidée de ce beau musée, entièrement rénové .

Nos sincères remerciements vont à M.me Cristina Antoni.

Alessandro Guadagni

La battaglia (Battaglia di Marengo – Wikipedia)

Alle otto in punto di sabato 14 giugno 1800 le truppe austriache uscirono su tre colonne dalla città di Alessandria, attaccando di sorpresa le truppe francesi del generale Gardanne, che avevano trascorso la notte nell’abitato di Marengo, nella zona della Cascina Pederbona. Non piove più, ma le eccezionali precipitazioni che si sono susseguite nei giorni precedenti hanno trasformato la pianura piemontese in un vero e proprio acquitrino, rendendo difficoltoso per entrambi gli schieramenti il trasporto di fanteria, cavalleria e artiglieria. Gli austriaci, attraversata la testa di ponte sulla Bormida, attaccarono le truppe francesi attestate al di là del fiume. Si trattava però solo di una piccola parte dell’esercito francese in quanto, quella stessa mattina, Napoleone aveva ordinato al resto delle forze in campo di dirigersi a nord e a sud, temendo un tentativo austriaco di aggiramento. Il consiglio di guerra francese aveva deciso che era fondamentale conquistare la frazione di Marengo, poiché essa era la zona di intreccio di più strade che portavano direttamente alla testa di ponte austriaca, situata ai limiti della città di Alessandria, oltre il fiume Bormida. I generali francesi decisero che tre divisioni di fanteria avrebbero partecipato all’azione principale, sostenute dai cavalleggeri di Duvigneau in appoggio. Ora il piano era che Chamberlhac e Waltrin muovessero le loro truppe verso sud, a Spinetta, e che Gardanne attaccasse più a nord conquistando la frazione di Marengo. I primi veri scontri cominciarono soltanto a metà mattinata, quando gli austriaci della fanteria leggera e della cavalleria del conte O’Reilly, comandante della retroguardia austriaca, usciti dalla città di Alessandria, sostenuti sul fianco sinistro da 600 cavalieri si scontrarono sia con i francesi del generale Victor sul fossato del Fontanone (un grosso e profondo canale di irrigazione, largo circa quattro metri), sia con le avanguardie francesi del generale Gardanne, attestatesi già dalla notte prima alla Cascina Pederbona.

L’avanguardia francese, comandata dal generale Gardanne, disponeva di circa 3.000 uomini – composti dalla brigata 101 sulla sinistra e dalla 44 sulla destra della Cascina Pederbona – che certo non avrebbero potuto fermare l’avanzata austriaca da soli. Gli ordini erano di tenere la Cascina Pederbona più a lungo possibile per rallentare gli austriaci, e poi ripiegare su Marengo, dove nel frattempo una divisione di Dampierre era già in arrivo da sud (dalla Cascina Stortigliona, a poco meno di un chilometro di distanza), per attestarsi assieme alla divisione Chamberlhac, che aveva preso posizione, in attesa del nemico austriaco, ai bordi del Fontanone. La battaglia si fece presto confusa, ma gli sforzi degli austriaci di O’Reilly, coadiuvato da Kaim e Haddik, non ottenevano il risultato sperato, anche per via del terreno paludoso (per quasi tutto il giorno precedente era piovuto parecchio), e per il fatto che i suoi soldati erano stanchi a causa delle azioni di guerriglia svolte nei giorni precedenti durante la fuga da Piacenza, rincorsi senza tregua dalle truppe francesi di Gioacchino Murat, e anche della forzata ritirata da Montebello. Napoleone da Torre Garofoli considerò la battaglia un diversivo nemico, ed in soccorso di Victor giunse solo il generale Jean Lannes che, di propria iniziativa, mosse le truppe del generale Watrin e la cavalleria di Champeaux. Nel frattempo i generali austriaci Ott ed Elsnitz, superata la testa di ponte, puntarono ad aggirare il fianco nord di Lannes dirigendosi verso Castelceriolo. Resosi conto di aver di fronte l’intero esercito austriaco, Napoleone richiamò le truppe più distanti, ma il messaggio raggiunse soltanto la divisione di fanteria del generale Boudet in quanto le altre forze si trovavano a ore di distanza dal luogo degli scontri.Mappa della battaglia con l’indicazione del percorso del FontanoneSeconda tavola della relazione della battaglia di Marengo Attraverso una serie di attacchi successivi gli austriaci cominciarono ad avanzare, costringendo i francesi a ritirarsi verso San Giuliano Vecchio. Per proteggere la ritirata si dovette fare ricorso alla stessa Guardia consolare, che nello sforzo di copertura subì ingenti perdite. Grazie all’intervento della Guardia il generale Victor riuscì a ripiegare verso Castelceriolo intorno alle 15. Ormai sembrava che per i francesi tutto fosse perduto, e lo stesso anziano generale austriaco von Melas, ormai persuaso di aver vinto, inviò a Vienna un dispaccio con la notizia della vittoria.

Nel frattempo il generale Desaix, che ricevette in ritardo la richiesta di intervento da parte di Napoleone (la leggenda dice che si mosse indirizzandosi nella direzione da cui sentiva provenire i colpi di cannone), riuscì ad intervenire, sorprendendo le ormai stanche truppe austriache con le sue forze fresche. Il ritorno di Desaix coincise con un rinnovato vigore dei francesi, che investirono con i pochi pezzi di artiglieria di cui disponevano e con la cavalleria le truppe austriache, scompigliandole. Nel giro di breve tempo, le sorti della battaglia furono completamente rovesciate, anche grazie a un successivo e decisivo intervento della cavalleria di Kellerman, e quella che sembrava una vittoria già conseguita si tramutò per gli austriaci in una disastrosa rotta verso la vicinissima Alessandria. Il generale Desaix, principale artefice della vittoria francese, non poté godere dei suoi meriti, in quanto perì nello scontro. La morte giunse a causa di un colpo di moschetto al cuore. Napoleone dispose l’imbalsamazione del corpo di Desaix e durante l’estrazione del cuore venne notato che esso era gravemente lesionato da una pallottola penetrata dalla schiena; probabilmente Desaix era stato colpito mentre, girandosi, incitava i suoi soldati alla battaglia. Napoleone decise di tumulare la salma del suo apprezzato generale al passo del Gran San Bernardo, un luogo che pensò degno di rappresentare per sempre la grandezza di Desaix scomparso prematuramente a Marengo. A tutt’oggi è possibile infatti visitare la tomba del grande generale, che fu costruita appunto nel 1806 presso l’ospizio del Passo del Gran San Bernardo.

LA BATTAILLE DE MARENGO

A’ huit heures du samedi 14 juin 1800, les troupes autrichiennes quittèrent la ville d’Alexandrie en trois colonnes, attaquant par surprise les troupes françaises du général Gardanne, qui avaient passé la nuit dans le petit village, presque un hameau, de Marengo, dans la zone de Cascina Pederbona.

Il ne pleuvait plus, mais les pluies exceptionnelles qui avaient suivi les jours précédents avaient transformé la plaine piémontaise en un véritable marais, rendant difficile pour les deux camps le transport de l’infanterie, de la cavalerie et de l’artillerie.

Les Autrichiens, ayant traversé le pont sur la Bormida, attaquèrent les troupes françaises de l’autre côté du fleuve. Cependant, ce n’était qu’une petite partie de l’armée française car, le matin même, Napoléon avait ordonné au reste des forces sur le terrain de se diriger vers le nord et le sud, craignant une tentative autrichienne de contournement.

Le conseil de guerre français décida alors qu’il était indispensable de reconquérir le hameau de Marengo, puisque c’était la zone d’entrecroisement de plusieurs routes qui menait directement à la tête de pont autrichienne, située aux limites de la ville d’Alexandrie, au-delà du fleuve Bormida.

Les généraux français décidèrent que trois divisions d’infanterie auraient participé à l’action principale, appuyées par les cavaliers de Duvigneau en soutien.

Maintenant, le plan était que Chamberlhac et Waltrin déplacent leurs troupes vers le sud jusqu’à Spinetta et que Gardanne attaque plus au nord et prenne le hameau de Marengo.

Les premiers véritables affrontements ne commencèrent qu’en milieu de matinée, lorsque les Autrichiens de l’infanterie légère et de la cavalerie du comte O’Reilly, commandant de l’arrière-garde autrichienne, quittèrent la ville d’Alexandrie, appuyés sur le flanc gauche par 600 chevaliers. Ils se sont affrontés à la fois avec les Français du général Victor sur les douves du «Fontanone» (un grand et profond canal d’irrigation, d’environ quatre mètres de large), et avec l’avant-garde française du général Gardanne, qui était déjà arrivé la veille à Cascina Pederbona.

L’avant-garde française, commandée par le général Gardanne, comptait environ 3000 hommes, composés de la 101ème brigade à gauche et de la 44ème à droite de la Cascina Pederbona.

Ces hommes n’auraient certainement pas pu arrêter à eux seuls l’avancée autrichienne. Les ordres étaient de garder Cascina Pederbona le plus longtemps possible pour ralentir les Autrichiens, puis de se replier sur Marengo, où entre-temps une division de Dampierre était en train d’arriver du sud (de Cascina Stortigliona, à un peu moins d’un kilomètre), pour s’installer avec la division Chamberlhac, qui avait déjà pris position attendant l’ennemi autrichien, au bord du «Fontanone».

La bataille devint vite confuse, mais les efforts des Autrichiens d’O’Reilly, assistés de Kaim et Haddik, n’obtinrent pas le résultat escompté, également à cause du terrain marécageux (pour la plupart de la veille il avait beaucoup plu), et pour le fait que ses soldats étaient fatigués en raison des actions de guérilla menées les jours précédents lors de la fuite de Plaisance, poursuivie sans relâche par les troupes françaises de Gioacchino Murat, et aussi de la retraite forcée de Montebello.

Napoléon, depuis son QG de Torre Garofoli, considèra cette bataille comme une diversion ennemie, et seul le général Jean Lannes venu de sa propre initiative au secours de Victor , déplaça les troupes du général Watrin et la cavalerie de Champeaux.

Entre-temps, les généraux autrichiens Ott et Elsnitz, ayant franchi la tête de pont, visent à contourner le flanc nord de Lannes en direction de Castelceriolo.

Napoléon, réalisant alors qu’il faisait face à toute l’armée autrichienne, appela les troupes les plus éloignées, mais le message n’atteignit que la division d’infanterie du général Boudet car les autres forces étaient à des heures du lieu des affrontements.

Grâce à une série d’attaques successives, les Autrichiens prenaient le dessus avançant et forçant les Français à se retirer vers San Giuliano Vecchio. Pour protéger la retraite, il fallut recourir à la Garde consulaire elle-même, qui subit d’énormes pertes en couverture. Grace à l’intervention de la Garde, le général Victor parvint à se replier vers Castelceriolo vers 15 heures. Désormais, tout semblait perdu pour les Français, et le vieux général autrichien von Melas lui-même, désormais convaincu d’avoir gagné, envoya une dépêche à Vienne avec la nouvelle de la victoire.

Entre-temps, le général Desaix, qui avait reçu tardivement la demande d’intervention de Napoléon (la légende dit qu’il se dirigea dans la direction d’où il entendit les coups de canon), réussit à intervenir, surprenant, avec ses forces fraîches, les troupes autrichiennes désormais fatiguées. Le retour de Desaix coïncide avec un regain de vigueur des Français qui désorganisent les troupes autrichiennes les investissant du peu de pièces d’artillerie dont elles disposent et de la cavalerie. En peu de temps, le sort de la bataille a été complètement inversé, également grâce à une intervention ultérieure et décisive de la cavalerie lourde de Kellerman, et, ce qui semblait être une victoire déjà acquise, se transforma pour les Autrichiens en une déroute désastreuse vers la proche Alexandrie

Le général Desaix, principal artisan de la victoire française, ne put jouir de ses mérites, car il périt dans la bataille. La morte lui est venue d’un coup de mousquet en plein cœur.

Napoléon ordonna l’embaumement du corps de Desaix et lors de l’extraction du cœur on constata qu’il était grièvement blessé par une balle pénétrée par le dos: Desaix avait probablement été abattu alors qu’il se retournait et exhortait ses soldats à se battre.

Napoléon décida d’enterrer le corps de son estimé général au col du Grand San Bernardo, un lieu qu’il jugea digne de représenter à jamais la grandeur de Desaix décédé prématurément à Marengo.

Le tombeau du grand général a été construit en 1806 dans l’hospice du col du Grand San Bernardo où il repose.